Il Visual Thinking è una tecnica di comunicazione visiva che permette di organizzare, rappresentare e condividere concetti, idee e pensieri attraverso immagini, simboli e disegni che facilitano il processo di apprendimento, comprensione e problem solving.
L’uso del pensiero visuale facilita l’accesso alle informazioni e alla conoscenza, favorendone la comprensione e aiutando nell’apprendimento.
Questa tecnica del “pensare per immagini” sta diventando uno strumento sempre più importante e diffuso in diversi ambiti, da quello didattico a quello delle aziende e delle startup, ma anche la ricerca scientifica e sociale ne trae grandi benefici.
Mediante l’utilizzo di strumenti grafici e mappe mentali, si semplifica la co-costruzione di idee e il lavoro in team, dato che il visual thinking sfrutta la nostra innata capacità di vedere, sia con gli occhi che con la mente, aiutandoci a scoprire idee altrimenti invisibili, svilupparle intuitivamente e condividerle col proprio team di lavoro.
Per quanto riguarda la rappresentazione di dati nei progetti di ricerca per esempio, Alessandro Bonaccorsi, formatore e disegnatore, sostiene:” La trasformazione di dati freddi e astratti in informazioni in grado di comunicare in modo efficace dei risultati, è una competenza che ogni ricercatore dovrebbe acquisire. Non è possibile spiegare certi risultati soltanto con le parole, bisogna saperli visualizzare. Attraverso l’uso del disegno si possono imparare i segreti per progettare, comporre e rappresentare i dati.”
Immagine di Alessandro Bonaccorsi
Quali sono i vantaggi del Visual Thinking per la ricerca scientifica e sociale?
Tenere il passo con la mole di dati e con la velocità degli scambi, richiede una semplificazione ed una sintesi della comunicazione che assicuri che il messaggio sia ricevuto da un pubblico sempre più vasto.
Conoscere come utilizzare il linguaggio visuale per potenziare il pensiero, la comunicazione e la formulazione di idee e soluzioni è fondamentale, in quanto viviamo in un’era visiva, in cui lo stimolo a ragionare per immagini è sempre più forte.
Il visual thinking si rivela come una metodologia funzionale in questo scenario, poiché aiuta ad evidenziare con immediatezza le informazioni fondamentali, ad esemplificare ed organizzare i concetti, riducendo il grado di complessità e fornendo una visione d’insieme facile da navigare e comprendere.
Non ci può essere innovazione, senza immaginazione – continua Bonaccorsi – l’uso del disegno fa emergere le connessioni inconsce, le visioni possibili, dà forma alle idee. Le grandi idee sono state spesso rappresentate in un modo grafico, ovvero disegnate, prima di poter essere spiegate e presentate al mondo.
Immagine di Alessandro Bonaccorsi
A Chi Serve il Visual Thinking?
Il Visual Thinking è una metodologia che sta diventando sempre più diffusa, assieme al design thinking, in diversi ambiti e aiuta a migliorare i processi lavorativi, l’organizzazione e la condivisione di informazioni necessarie al raggiungimento degli obiettivi prefissati.
Ma chi può giovare dall’applicazione del visual thinking ai propri processi?
In particolare, il visual thinking si rivela molto utile nel lavoro in team all’interno di startup e aziende, in quanto rappresenta uno strumento di apprendimento e di trasmissione della conoscenza che – attraverso le molteplici capacità del sistema visivo e immaginativo – stimola la creatività ed il problem solving, consentendo di aumentare la consapevolezza del team di lavoro rispetto all’idea di impresa.
Il visual thinking sta per questo prendendo sempre più piede nel mondo della progettazione di startup innovative e nell’ambito della ricerca scientifica e sociale, perché consente a tutto il team di ragionare in contemporanea e di procedere alla “stessa velocità”, evitando un disallineamento fra i diversi membri del gruppo di progetto.
Guardando l’idea comporsi sul foglio, svilupparsi secondo un percorso, tracciandone le dinamiche, Sigmund Freud, Charles Darwin, John Dalton, James Dewey Watson, Marie Curie (e tanti altri!) riuscirono a mettere a fuoco quelle intuizioni su cui stavano rimuginando da tempo: l’interpretazione dei sogni, la teoria dell’evoluzione, la teoria atomica, la struttura del Dna, la radioattività…La comunicazione scientifica ha bisogno di immagini e rappresentazioni pensate ad hoc – racconta Bonaccorsi che continua –
Il problema è che chi fa scienza spesso non riesce a comunicarla nel modo migliore al pubblico, ai potenziali clienti, ai potenziali acquirenti di progetti e brevetti, alle aziende. Per questo motivo c’è bisogno di un metodo che sia capace di tradurre i dati della scienza e trasformarli in linguaggi più comprensibili.
Questi contenuti saranno approfonditi nel percorso DiCO – Disegno della Conoscenza, nella parte relativa al Visual Thinking, organizzato da CIFLA – Centro per l’innovazione di Fondazione Flaminia e tenuto da Alessandro Bonaccorsi.